| Il cretino, volgarmente detto idiota, è al vertice della piramide evolutiva. Nei secoli si è riprodotto e si è adattato all’ambiente. E’ sopravvissuto ad altri più deboli che, inevitabilmente, si sono estinti.
O quasi. Il cretino attende. Osserva. Non prende mai l’iniziativa. Quando il primo uomo comparso sulla Terra scoprì il fuoco lui stava dietro un cespuglio ad osservare. Non riuscì mai a ripetere l’evento. Non migliorò la tecnica di accensione. Lo fecero altri. Godè però di quel prodigioso evento in nome della neonata Comunità. Il fuoco venne acceso e tutti poterono riscaldare le carni. Durante la Rivoluzione Francese non salì mai sul patibolo. Non fu mai né boia né vittima né carnefice. Fu e basta. Come un abile camaleonte, sfuggendo alle insidie del mondo quasi fosse invisibile, è giunto ai giorni d’oggi.
Lo ritroviamo ovunque. In ufficio siede dietro alla scrivania a fianco a noi. Lavora la metà del nostro tempo ma nessuno si lamenta. Va d’accordo con tutti. Non ha nemici e nessuno lo detesta. E’ sempre foriero di buoni consigli e non litiga mai con il capo. Gli dicono: fai x e lui fa x. Non contesta. Esegue. Ha il nostro stesso stipendio e nessuno scommetterebbe su di lui. Invece fa carriera e ci sopravanza. I Capi, si sa, amano circondarsi di cretini. Yesman sempre pronti ad appoggiare ogni iniziativa senza contraddire.
E’ un ipocrita. Un uomo buono per ogni stagione. Il suo sport preferito è il salto in corsa sul carro dei vincenti.
La categoria del cretino è omogenea. Attraversa in forma trasversale tutta la società.
Accompagna la mattina il figlio allo scuolabus e la domenica è in prima fila in chiesa.
Conosce a memoria la parabola del “figliol prodigo”. In lui si rivede e comprende l’importanza del perdono. Gesù Cristo capì che non poteva ogni giorno celebrare un Giudizio Universale.
L’Umanità si sarebbe estinta. Babele era stata distrutta e anche Pompei. Anche Sodoma e Gomorra ma non vi trasse nessun giovamento. Decise così che era sufficiente un'unica Apocalisse. Forse non risolutiva ma unica nel suo genere. Pare, come si apprende da fonti ben informate, che avverrà oltre il 2012.
Sa bene che il “figliol prodigo” sopravvive. Anzi, gode. L’ha appreso durante l’ora di religione.
Nessuno si ricorda del figlio che è rimasto a casa, che ha lavorato e fatto economia rispettando il padre. Oltretutto c’è sempre un padre pronto ad uccidere il vitello più grasso in onore della “pecorella smarrita” che ha ritrovato la via di casa.
Erostrato desiderava conquistare l’immortalità. Decise di incendiare il tempio di Artemide ad Efeso. L’azione fu considerata empia. Venne comminata una punizione esemplare. Tremenda: nessuno avrebbe dovuto più pronunciare il nome di Eratostene. Per sempre. Così, da padre in figlio, fu tramandato quel gesto affinché il suo nome venisse cancellato dalla memoria.
Erostrato conquistò l’immortalità mentre è tutt’ora sconosciuto il nome di costruì quel tempio.
Il cretino è un assertore delle libertà individuali. Il “diritto di uguaglianza” è il suo vessillo. La meritocrazia il suo nemico acerrimo. Nei secoli ha appoggiato, a debita distanza e senza dare troppo nell’occhio, chi si è battuto affinché fossimo tutti uguali. Tutti. Indistintamente.
Tra la cicala e la formica parteggiava per la cicala (un artista incompresa).
Pinocchio? Un eroe moderno. La rivalsa del ceto medio verso un educazione rigida, borghese e bacchettona. Il Gatto e la Volpe? Due dritti che sanno stare al mondo. La Fatina? La mamma buona che tutto vede e tutto perdona. L’happy and è l’unico finale possibile.
Chi può voler male ad una persona così? Nessuno. E’ considerato un “buono”. Un Innocuo. Magari anche simpatico e gli si perdona tutto. Compreso il suo pressapochismo. Il cretino sa che i mediocri sono la maggioranza. Sa, per esperienza, che in democrazia tre cretini contano più di due saggi.
Lo potete scorgere nei bar, alla fermata della metro o in fila alla Posta che si lamenta e borbotta. Rigorosamente con tono basso. Gli Italiani? Un popolo di serie B. L’erba del vicino è sempre più verde. Can che abbaia non morde e non ci sono più le mezze stagioni.
Più incede nel suo racconto e più conquista consensi. Gli animi si surriscaldano e…Finalmente!, esclama la vecchina seduta sulla panca, una persona che dice: “pane al pane e vino al vino”. L’applauso finale lo raccoglie quando snocciola il suo cavallo di battaglia: la classe politica italiana. Devota, a suo dire, solo alla corruzione. Un costo inutile per la società. Per questo si presenta alle elezioni e raccoglie consensi.
A scuola, solitamente, non è un genio. Non è neanche un somaro. Ogni anno viene promosso e non sconta mai l’onta di andare dietro la lavagna. Va avanti e si diploma. Solitamente si laurea. Fa il minimo indispensabile e si limita a ripetere quello che sente dai suoi simili durante le lezioni. Impossibile contraddirlo.
La sua forza, la sua vera forza è non avere pensieri. Non avere opinioni. Non crea nulla. Copia. Male ma copia. E avrà sempre un accolita di suoi simili che lo seguiranno nelle sue iniziative. Sa che la maggioranza è dalla sua parte e che il successo è garantito.
“Padre di famiglia, marito affettuoso, lo ricordano i suoi cari stretti dal dolore per la sua prematura scomparsa” il suo epitaffio.
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Degno di una puntata di "Superquark" 
