| Per il catechismo è uno dei sette peccati capitali. L’accidia è l’inerzia a compiere il bene. La Chiesa la condanna e la società moderna la demonizza. Gli ignavi non furono “meritevoli” neanche di entrare nell’inferno dantesco. “Non ragioniam di loro ma guarda e passa” apostrofava Virgilio. Tuttavia la pigrizia o meglio, l’indolenza, non è acquiescenza o mancanza volontà. E’ uno stato mentale. Una condizione esistenziale. Sano e puro menefreghismo. L’arte, come vedremo, di affrontare la vita con leggerezza facendosi scivolare addosso i problemi. Per i Romani l’ozio (otium) era una conquista. Una gratificazione a cui potevano accedere solo le classi più abbienti. L’ozio era direttamente proporzionato alla ricchezza. Più si era benestanti e più tempo si aveva a disposizione. Oggi diremmo: uno status symbol. Alberto Sordi si definiva un indolente. Lavorò ogni giorno della sua vita. Un lavoratore indefesso. Un vero professionista. Girò circa centocinquanta films.Alcuni anche da regista. Non usciva mai la sera e non frequentava salotti o night clubs. Fu additato, ingiustamente, come un parsimonioso, un avaro. Quando non lavorava, amava trascorrere intere settimane nella sua casa romana in compagnia della sorella. Celebre il suo piatto domenicale composto da vari strati di maltagliati, polpette, uova e melanzane. Una bomba per il fegato. Un pietanza per uomini veri. Ebbe molte donne ma non si sposò mai. “Non voglio mettermi un estranea dentro casa” era la sua scusa ufficiale. In realtà non aveva né tempo né voglia. Troppo faticoso sopportare un'altra persona. Nella sua lunga carriera incarnò l’italiano medio. Con i suoi vizi, le sue virtù. I suoi difetti. I suoi personaggi non furono mai eroi positivi. Ma cinici e cattivi. Meschini, falsi, fedigrafi. Simpatiche canaglie che ci hanno fatto appassionare. Il Marchese Del Grillo è l’indolente per eccellenza. Un ricco nobile che occupava il suo tempo a deridere il popolino. Una maschera attuale, cucitagli su misura, ricca di cinismo e volgarità a costo zero. Il “cazzeggio” è pertanto una nobile arte. La sua sublimazione è una categoria in continua crescita che non conosce crisi: i “fancazzisti”. Alcuni sono noti. Altri meno. Molti assurgono a livelli olimpici. Da medaglia d’oro all’onor civile. Sono le persone più longeve al mondo e non soffrono di depressione. Non muoiono mai d’infarto. Il loro stemma araldico è una vestaglia incrociata da due pantofole. Stagliato sull’orizzonte una tazzina di caffè fumante. Da pensionati non avvertono alcun cambiamento. Per anni si sono esercitati e sono preparatissimi. Vessano le mogli e non portano fuori il cane. Neanche la spazzatura. Altrimenti non si sarebbero sposati. Quando scoreggiano, tutt’al più, si spostano delicatamente su un fianco. Non alzano nemmeno una gamba. Come moderni kamikaze si lasciano “esplodere”. Dirigono lo sguardo al cielo e il loro volto è pervaso da un espressione inebetita. Felice e soddisfatta. Un pallido sorriso, appena accennato, sarà la conferma dell’avvenuta deflagrazione. Le loro mogli sono donne realizzate, con un buon lavoro e uno stipendio sicuro. Madri di famiglia e mamme premurose. Donne sempre attente che non fanno mancare nulla. Crescono, contemporaneamente, sia i figli che i loro mariti. Non è raro che rinuncino alla maternità per accudirli.
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